-
-
PER LA SOPRAVVIVENZA DEL BAGUAZHANG
-
Se c’è qualcuno che ho elogiato,
potete essere sicuri che è stato messo alla prova
(Confucius, Lunyu [Dialoghi ] 15, Weilinggong)
Nel film Yip Man 2 il protagonista, Yip Man, deve affrontare la sfida di alcuni maestri del Sud, tra cui un maestro di Bagua. Si vede allora questo maestro fare qualche manovra assurda di cambio, girando le spalle all’avversario e mostrando, insomma, una sorta di inconcludenza. Benché in un film successivo (The Grandmaster ) questa inconcludenza sia almeno in parte riscattata, resta il fatto che la scena nel primo film rappresenta assai bene un sentimento diffuso nel mondo delle Arti Marziali, cioè che Il Baguazhang (BGZ da ora in poi) sia uno stile bellissimo ma un po’ inconcludente, per non dire inefficace. E questo sentimento, si badi bene, non è diffuso solo tra i praticanti di altre scuole ma, in forme più o meno evidenti, anche tra gli stessi praticanti e, talvolta, gli stessi maestri. Più volte, ad es. , mi è capitato di leggere che i movimenti del BGZ servono (implicitamente: soltanto) come un modo di espressione del corpo e dello spirito, un modo di essere, insomma (il che è sicuramente giusto) . Un modo di espressione psico-fisica piacevole ma con poca attinenza con il reale.
Sfortunatamente questo sembra vero (e questa mia affermazione provocherà forse indignazione fra altri maestri di BGZ) . C’è da chiedersi infatti se un praticante di Baguazhang sopravviverebbe a un incontro con un boxeur, un praticante di MMA, di Jujitsu brasiliano, di wingchun, di Jeet kune do, di Kali o di Keysi. Astratta come può sembrare questa domanda (infatti una cosa del genere dipende da tante cose, non ultime l’età, il fiato o come la persona si è alzata quella mattina o anche dal fatto se ci si alleni per un combattimento sportivo o per l’autodifesa) , resta il fatto, a mio parere, che si avrebbe vita assai difficile con questi tipi di praticanti. Molti maestri o molti praticanti si illudono di allenarsi per la conquista di misteriose energie che magari verranno fuori per incanto al momento opportuno. Al primo incontro con la realtà queste illusioni si rivelano per ciò che sono. Non dubito che molti di noi maestri di BGZ pratichino anche tecniche a due. Il problema è che se seguiamo strettamente le tecniche insegnateci o ci atteniamo strettamente ai confini di quello che riteniamo il nostro orto di BGZ, non dureremo sulla scena a lungo.
Poiché non voglio fare il grillo parlante che sa tutto, parlerò della mia esperienza. Ho cominciato a praticare realmente BGZ solo nel 1987, con la maestra Yang Li del Beijing Institute di Educazione Fisica, allora in visita di insegnamento a Pontedera. Nel 1988 ho cominciato i miei viaggi in Cina e sono venuto in contatto con i maestri Li Ziming e Liu Jingru. Con quest’ultimo avrei cominciato una pratica durata anni. Nel contempo ho conosciuto altri maestri di BGZ come Zhu Baozhen, Pei Wujun a Shanghai, figlio di Pei Xirong, la famiglia di Fu Zhensong a Guangzhou, Xie Peiqi e poi He Jinbao a Beijing, ho assistito a numerose dimostrazioni ecc.
Ogni volta che tornavo a casa mi sembrava di avere il cielo in tasca. Ora farò questo e quello, mi dicevo, e sicuramente avrò molti allievi. In effetti negli anni ho avuto, come tutti, molti allievi ma molto poco è stato sedimentato, se non negli ultimissimi anni. Già dai primi anni mi chiedevo perché. Nel tempo mi sono reso conto che altre scuole come il Karate e il Judo andavano molto bene, noi no. Va bene, siamo gli ultimi arrivati, mi dicevo. Poi ho cominciato a vedere sorgere nuove scuole: Full contact poi divenuto kick boxing; Wingchun; Jeet Kune do, Muai Thai e infine la MMA. Alcune di queste scuole (non tutte) erano piene di allievi che si allenavano con grande impegno: la mia aveva tanto ricambio e pochi allievi di età oltre i 20 anni. Sentivo o leggevo delle scuole di Bagua di grandi città come Roma, Milano, Bologna e sapevo che avevano tanti allievi. Dove stava il difetto?
Ho capito che stavo sbagliando qualcosa e ho dovuto confrontarmi con la realtà. Ad es. il Wingchun faceva delle dimostrazioni notevoli, tutte tecniche e molto efficaci e i suoi allievi erano molto motivati. Un paio dei miei migliori allievi passò in effetti al Wingchun. Mi sono detto che dovevo avere un approccio più realistico al mondo esterno. Se il BGZ è un’arte marziale, deve essere marziale. In sostanza deve servire ad avere la meglio su altri tipi di combattenti. Ho sentito, nel tempo, anche le lamentele di altri maestri (in questo caso non penso al BGZ, penso in particolare a uno di una città del sud) che si lamentavano che quelli della kick gli portavano via gli allievi e mostravano disprezzo verso le loro scuole: allora eccoli parlare del fatto che la kick non era un’arte marziale, che non c’era lì lo spirito tradizionale, e cose simili. Ma un’arte marziale serve a picchiare, proiettare, sopravvivere. Tutto il resto è fumo. La mia scommessa, scommessa con me stesso, è stata: posso riportare il BGZ alla sua capacità iniziale, di essere cioè un’arte, come dicono molti articoli, ‘devastante’ ? Potevo farlo? E questo restando fedele al BGZ e ai suoi princìpi?
Lì ho cominciato la mia ricerca. E mi sono reso conto che l’abitare in una piccola città, com’è Lucca, era un vantaggio. Nelle grandi città, dovuto al numero degli abitanti, le scuole sono sempre rifornite di un discreto numero di praticanti, puoi in qualche maniera vivere del tuo orticello, tanto vi sarà sempre un afflusso. A Lucca il numero totale dei praticanti di Arti marziali non era poi così alto, quindi o eri bravo oppure eri condannato alla marginalità più assoluta. E’ quello che è successo al Judo per esempio. Di fronte all’emergere di nuove efficaci discipline, semplicemente il Judo non è stato capace di rinnovarsi, di adeguarsi. Adesso a Lucca è una scuola del tutto marginale, ridotta a pochissimi allievi per lo più bambini. Questo perché le cose evolvono in continuazione e, come diceva Totò, chi si ferma, chi non si adegua al cambiamento, è perduto.
Adeguarsi al cambiamento. E chi più di una scuola il cui assunto filosofico è il cambiamento, la Scuola degli Otto Trigrammi, poteva essere autorizzata a cambiare?
Occorreva quindi confrontarsi con gli altri e ‘assorbire ciò che è utile’ , famosa frase di Bruce Lee. Bruce Lee era di un’altra scuola, pure si era reso conto che senza il cambiamento e l’adeguamento al reale, anche la sua era un’arte morta o quasi. Bruce Lee forse non conosceva il BGZ (conosceva però il Taijiquan) ma la sua mentalità era più vicina a quella reale del BGZ di molti maestri di Bagua.
Assorbi ciò che è utile. E’ questa un’eresia, detta da un praticante di BGZ? Non si deve andare oltre gli stretti limiti fissati dai maestri di Bagua da cui abbiamo imparato? In effetti ho percepito questo atteggiamento mentale di restrizione in qualcuno (pochi per fortuna) dei maestri italiani / occidentali, specialmente in discussioni su alcuni Forum di Internet . Ma è giustificato l’assorbire ciò che è utile anche da altre discipline o non è piuttosto squalificante?
BGZ ORIGINARIO E SCUOLE MARZIALI MODERNE
Per rispondere a questa domanda dobbiamo vedere due cose. La prima è: il BGZ originario era un sistema isolato o si basava anche su altri stili? La seconda è: Quali stili moderni si avvicinano al BGZ?
Riguardo alle origini del BGZ noi vediamo che il BGZ di Yin Fu era pesantemente influenzato dallo Shaolin, soprattutto dallo stile Luohan, mentre lo stile di Cheng Tinghua era altrettanto influenzato da Shuaijiao e Xingyi. Entrambe le scuole poi avevano influssi anche dal Taiji. La scuola Yin Fu usava poi, non solo palmi ma anche un’abbondanza di pugni. Inoltre nel tempo, nonostante un preciso divieto contenuto in una delle ‘canzoni’ originarie dello stile, entrambe le scuole hanno introdotto un’abbondanza di Qinna. Come si vede nel BGZ si trova davvero di tutto. Io credo che se i grandi maestri come Yin Fu, Cheng Tinghua, Liu Fengchun, Fu Zhensong e altri fossero vissuti al giorno d’oggi e fossero entrati in contatto con arti per loro a quel tempo sconosciute come il Wingchun e le altre sopra nominate, non avrebbero avuto esitazioni a prendere tutto quello che loro serviva, a servirsi a piene mani dal piatto dell’evoluzione tecnica. Questo perché per loro fare Bagua non si trattava di aderire dogmaticamente a dei paletti, ma si trattava di usare tecniche di sopravvivenza adeguate alle conoscenze del momento. E se fossero vissuti al giorno d’oggi avrebbero assistito alla grande evoluzione tecnica delle arti marziali avvenuta in questi ultimi cinquanta anni, dal tempo di Bruce Lee in poi. Si pensi ad es. al grande uso di gomiti e ginocchia in arti come Muay Thai, Kali, Keysi, uso a quel tempo non così specializzato nelle arti cinesi. Già agli inizi del secolo scorso sia Sun Lutang che Fu Zhensong girarono un mucchio assorbendo da altre scuole e formando una sintesi. Lo stesso, in altro ambito, fece Wang Xiangzhai dello Yiquan. Non c’è dubbio perciò che al giorno d’oggi avrebbero fatto lo stesso.
Ma quale è stata l’evoluzione delle arti marziali in questi ultimi anni, evoluzione a quel tempo non presente e a cui sicuramente si sarebbero avvicinati, fossero vissuti oggi? E quali aspetti avrebbero colto da queste arti?
C’è stato, da Bruce Lee in poi, un grande sviluppo del Wingchun. Questa è un’arte che ha molte somiglianze con Bagua e Xingyi, forse l’arte che vi si avvicina di più. In effetti nel 1983 mi abbonai per la prima volta a Wulin , una rivista marziale cinese di Guangzhou e mi capitò sotto gli occhi un articolo sul Wingchun che allora, in Cina continentale, era assai poco conosciuto. Bene, questo articolo diceva una cosa che allora mi strabiliò: Il Yongchun, diceva, è ‘un’arte interna’ , neijiaquan . Come un’arte interna? Negli anni questa definizione mi ha accompagnato ed ho potuto verificare come in effetti il Yongchun, basandosi sulla cedevolezza, condivida molti dei princìpi delle scuole interne: assorbire e ridirigere, in sostanza. Un’altra arte che ha dei princìpi simili alle arti interne è, ad es. il Kali. Lì l’uscita sotto un attacco avversario è obliqua per poi rientrare (lo stesso nel Wingchun) e corrisponde a uno dei princìpi del Baguazhang. Queste sono le due scuole che personalmente giudico più vicine al BGZ, oltre a Xingyi e Taiji naturalmente. Ma aspetti interessanti ed evoluti si ritrovano un po’ dappertutto, perfino nel Muay Thai.
Prendiamo l’aspetto delle armi. Io pratico come tutti le armi tradizionali ma la domanda è: sono queste le armi del giorno d’oggi? La risposta è NO: nessuno userebbe o tanto meno troverebbe oggi lo spadone Bagua per difendersi, la lancia o la spada. Tanto e tanto il bastone lungo. Yin Fu e Cheng Tinghua usavano le armi del loro tempo, già allora in fase di superamento (e infatti Cheng Tinghua morì, non di spada ma di pallottola) . Oggi l’uso delle armi tradizionali significa fare antiquariato, archeologia marziale. Vivessero oggi i maestri, cosa userebbero? Semplice: bastone corto e coltello – e certamente non parliamo delle armi da fuoco. L’unica arma visibile oggi in una forma simile a quella antica è il karambit , una sorta di coltello a mezzaluna, simile alle spade a mezzaluna bagua.
La mia ricerca è dunque andata in queste direzioni. In direzioni eretiche? No, il mio bagaglio bagua è intatto, anzi personalmente mi rimprovero di eseguire fin troppe forme, di appesantire i miei allievi con troppe forme. Però metà della mia pratica è costituita da tecniche, tecniche bagua che hanno a che fare con la modernità. E qui arrivo a un ultimo punto, quello delle guardie e delle parole d’ordine.
GUARDIE E PAROLE D’ORDINE
La guardia tradizionale bagua ha una sua validità che è nota a tutti, non la metto in discussione. Ma è l’unica che ha validità in tutte le situazioni? Ed è proprio la migliore?
Le parole d’ordine del Bagua più comuni sono, presenti in quasi tutte le scuole: TUI, TUO, DAI, LING, BAN, KOU, PI, JIN. In grossolana traduzione: SPINGERE, SOLLEVARE, TRASCINARE, RIDIRIGERE, DEFLETTERE, AFFERRARE / SERRARE, SPEZZARE / TAGLIARE GIU’, ENTRARE. Benché alcune di queste ‘keywords’ siano validissime, mi ha sempre lasciato perplesso la prima, tui, spingere. Spingere ha senz’altro una sua validità, specialmente se sbatacchi qualcuno contro un muro, ad es. dentro un vicolo. Ma in molte altre situazioni ha valore? Semplicemente dopo essere stato spinto, un avversario ti carica di nuovo. Questo qui dello spingere è un limite che ho visto anche nel Xingyi, per non parlare del Taiji. Che senso ha vedere molti maestri tradizionali cinesi di Xingyi usare una spinta quando hanno a disposizione tanti bei pugni o palmi? Sospetto che sia un retaggio psicologico del dopoguerra quando il regime di Beijing ammetteva le arti marziali solo come disciplina fisica e che questo atteggiamento prudenziale sia arrivato fino ad oggi, proprio nei maestri tradizionali (questo è anche il motivo per cui personalmente faccio poco tuishou o spinta delle mani: E’ poco realistico) . C’è ancora un’altra cosa da dire sul Xingyquan: Esso è molto simile al Wingchun (il che non vuol dire uguale) ma il Wingchun è più sofisticato, più interno e più sviluppato per quanto riguarda uno degli aspetti interni fondamentali: SENTIRE, ASSORBIRE, RIDIRIGERE.
Anche l’uso del palmo aperto ha le sue limitazioni che non sto qui a dire. Nel tempo mi sono avvicinato e ho preferito la scuola Yin di Bagua che usa molto i ‘palmi penetranti’ . Non che non compaiano anche nella scuola Cheng, ma in quella Yin sono più enfatizzati. L’uso dei pugni. Anche qui la scuola Cheng ha, generalmente, solo il FANBEI CHUI o pugno rovesciato (a meno che non si usino i pugni del Xingyi, che va bene) , la scuola Yin ne ha una caterva. Ma questo va troppo sulle preferenze mie personali, perciò mi astengo dall’approfondire.
La mia ricerca mi ha portato però alla necessità di avere un approccio molto flessibile, aperto, inclusivo, a non essere delimitato da troppi paletti. Cercavo un approccio di questo tipo e l’ho trovato nella scuola Yin di Xie Peiqi > He Jinbao. Questi due personaggi sono un esempio di come, a mio parere, dovrebbe evolversi il BGZ. Nel 1994 praticai con Xie Peiqi e il suo insegnamento era ancora del tutto tradizionale: cerchio e forme. Anni dopo, Xi ed il suo allievo He Jinbao, forse anche sotto l’influsso di uno studente americano, Matthew Nugent, avevano cambiato completamente il modo di insegnare, sistematizzandolo. I loro 8 animali avevano ciascuno le proprie particolari parole d’ordine e i movimenti di ogni forma venivano analizzati in singole tecniche specifiche. Quello che andavo cercando mi si rivelava lì, pronto ad essere utilizzato come uno schema, un portale, non più rigidamente chiuso, ma aperto, non più ‘di qui non si può andare’ ma ‘si può andare dovunque’ e lo si può fare perché hai delle parole d’ordine molto attuali e, diciamolo, aperte sulla modernità.
Certamente qui vado ora su cose più personali, quindi non pretendo di essere seguito in questo da chi ama altre cose, ma personalmente trovai, nelle IMPOSTAZIONI BASE dei quattro animali Fenice, Unicorno, Serpente e Drago, tutto quello che cercavo, quell’impostazione di apertura che mi avrebbe permesso di spaziare ovunque. Una volta apprese le impostazioni di base, il resto mi importava poco. Prendiamo il Serpente, il mio stile preferito. Quello che mi importava erano le sue parole d’ordine, diverse da Tui, tuo, dai, Ling ecc. delle impostazioni del Drago. Le impostazioni del Serpente erano JIAN, ‘spalla, / spallata’ , ZHOU, gomiti, XI , ginocchia, KUA, uso del bacino e del fondo schiena (ad esempio per proiettare) , TAN ‘colpire di punta’ , WO ‘ afferrare’ , Diao ‘afferrare velocemente’ , NA, ‘artigliare, andare ai punti vitali’ . Le singole forme a quel punto hanno poca importanza: quello che ha importanza è che puoi concentrarti sulle tecniche di spalla, di gomito, di ginocchio e di palmi di punta, insomma le cose che io vedo come più moderne. La Fenice aggiunge il palmo che nella scuola Yin di Zhu Baozhen è chiamato KAI ZHANG o ‘palmo esteso’ (e che somiglia tanto sia al Mansao che al Bongsao del Wingchun) , l’Unicorno può svilupparsi dalla Fenice e in quanto al Drago contiene le solite parole d’ordine dello stile Cheng, sia pure trattate un po’ diversamente. Quello su cui insisto è però che le parole d’ordine e in particolare CERTE PAROLE D’ORDINE, servono come portale per approfondire tecniche che spaziano sulla modernità (si pensi alla Muai Thai con la sua enfasi su gomito e ginocchio) .
CONCLUSIONE
Ho esposto quello che è stato ed è il mio approccio personale alla ricerca per modernizzare il Baguazhang. Non pretendo che i miei gusti personali e le mie inclinazioni siano valide per tutti. Sono però convinto che se non si va ad approfondire la nostra ricerca, aprendo uno sguardo sulla modernità e non limitandosi più a fare dell’archeologia, il Bagua morirà o per lo meno sarà molto marginalizzato. Dobbiamo metterci nei panni degli antichi maestri e pensare cosa farebbero al giorno d’oggi. Dobbiamo essere portatori della tradizione ma non trattarla come un pesce morto; deve essere qualcosa di vivo che si rinnova, si trasforma e vivifica continuamente. Un maestro della scuola Fu a cui appartengo anch’io, ha fatto questo esempio: ‘Usereste un computer DOS al giorno d’oggi?’ . Il computer DOS sarebbe la tradizione. Ma chi lo userebbe oggi? Questo dice molto.
Espongo anche brevemente il mio pensiero sulla standardizzazione del BGZ. Sono contrario. La varietà di approcci esistente, è un pregio e non un difetto. Sono anche contrario al fatto che i maestri cinesi mettano le mani sulla ricerca di trasformazione e vivificazione del BGZ. Basta vedere la schifezza recente che hanno fatto con il sistema DUANWEI, una serie di libri e DVD che pretenderebbero di standardizzare, ad uso corrente, tutte le scuole tradizionali cinesi più importanti, inclusi BGZ, Xingyi, Taiji, Yongchun, Tanglang, Shaolin. Il risultato è ancor meno che penoso. Hanno preso le loro tradizioni e le hanno rese dei pesci morti che ci vogliono vendere. Il fatto è che questi maestri sono diventati autoreferenziali, a mio parere non sono per niente in contatto con la realtà. Questi maestri vanno bene in genere per trasmettere l’aspetto formale, ma in quanto a un contatto reale delle forme con il mondo vero, si può solo dire, con Gesù Cristo: “Perdonali, Signore, perché non sanno quello che fanno” .
Torna alla pagina precedente , BAGUAZHANG